G7: Pianificare per ripartire!

CORPUS DOMINI

Il 6 giugno la Chiesa ricorda la Solennità del Santissimo Corpo e Sangue del Signore, ricorrenza che viene a rammentarci come Cristo si incarni autenticamente nell’Eucarestia. il Corpus Domini tradizionalmente viene ricordata attraverso delle processioni che per il secondo anno consecutivo non si sono potute svolgere a causa del Covid, ciononostante il Papa non ha mancato di sottolineare l’importanza fondamentale di questa celebrazione e, nell’ultima udienza generale, ha augurato ai cristiani di «trovare nell’Eucaristia, mistero di amore e di gloria, quella fonte di grazia e di luce che illumina i sentieri della vita».

Questa solennità ha le sue radici nel desiderio di una religiosa, beata Giuliana Retine, di celebrare il Sacramento delle Comunione dopo aver avuto una visione in cui le si palesava la mancanza di una celebrazione in onore dell’Eucarestia; la richiesta venne presentata al vescovo di una cittadina belga che l’accolse nel 1246 fissando come data il giovedì dopo l’ottava della Trinità.

 

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G7 2021 TRA PANDEMIA, CLIMA E MONDO ORIENTALE

Si è aperto finalmente in presenza nella giornata di venerdì 11 giugno, a Carbis Bay, per terminare domenica 13 giugno il G7 2021, che ha come protagonista indiscusso il Coronavirus e le sorti della campagna vaccinale nonché la salvaguardia dell’ambiente. Ma un altro protagonista di questo ciclo di incontri fra leader è Joe Biden ed il suo desiderio di restituire agli USA la governance nell’assetto dei rapporti internazionali, ruolo che era stato messo a rischio dalla politica Trump e dall’avanzata cinese.

Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione Ue, ha affermato che «La prima sessione del G7 riflette la nostra priorità comune: assicurare una ripresa per tutti. Garantiremo che quanti sono stati più colpiti dalla pandemia non siano lasciati indietro», invece il Primo Ministro Boris Johnson ha individuato nel G7 una grande possibilità per le nazioni di lasciarsi alle spalle la crisi pandemica, promettendo altresì di investire 430 milioni di sterline (l’equivalente di oltre 500 milioni di euro) nel sistema educativo.

Al tavolo si è anche discusso di vaccini e sempre il premier britannico aveva proposti agli altri leader di unirsi a lui nella donazione di 1 miliardo di dosi da destinare ai Paesi più poveri, proposta che ha visto restie parecchie istituzioni umanitarie in quanto i vaccini non dovrebbero essere distribuiti come atto di beneficenza poiché «sconfiggere il virus è nell’interesse di tutti».

Le potenze occidentali, poi, non hanno tralasciato di confrontarsi su ciò che accade nella parte orientale del mondo, sia per quanto riguarda la repressione del movimento democratico di Hong Kong sia il trattamento dei musulmani uighuri nello Xinjiang, tuttavia non sono molti i Capi di Stato affascinati dall’idea di infastidire la Cina per unirsi alla posizione statunitense; quest’ultima, inoltre, ha nel suo mirino anche la Russia a causa delle sue continue ingerenze nelle questioni americane e a questo proposito il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg ha affermato che nei rapporti con la Russia siamo al punto più basso dalla Guerra fredda.

 

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ALLARME BAMBINI-LAVORATORI IN AUMENTO

Quello sanitario non è l’unico campo ad essere stato sconvolto nel corso di questo ultimo anno e mezzo, la crisi generata dall’emergenza Covid-19, infatti, ha causato un profondo peggioramento nella lotta contro lo sfruttamento dei bambini-lavoratori: dopo vent’anni, è arrivato a 160 milioni il numero dei minori che lavorano. Si tratta di un esito inquietante che ha fatto immediatamente scattare un segnale di pericolo da parte dell’Onu, dell’Organizzazione Internazionale del lavoro e dell’UNICEF attraverso il rapporto “Lavoro minorile Stime globali 2020, tendenze e percorsi per il futuro”.

Tra il 2000 ed il 2016 si era assistito ad un abbassamento del numero di bambini coinvolti nel lavoro minorile, ma questo risultato è minacciato dalle conseguenze che la pandemia ha cagionato sul tessuto sociale e sulle famiglie, infatti, queste ultime sono state molto frequentemente abbandonate a se stesse e rese troppo vulnerabili. Inoltre, un altro importante fattore scatenante è rappresentato dall’altalenante chiusura e riapertura delle scuole: i report evidenziano come tanti dei bambini più giovani coinvolti in questa situazione non vanno a scuola, più di un quarto dei bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni e più di un terzo di quelli di età compresa tra i 12 e i 14 anni vittime di lavoro minorile non vanno a scuola.

L’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha affermato che non è possibile restare a guardare quando una nuova generazione di bambini viene messa a rischio e la direttrice dell’Unicef ha evidenziato il ruolo giocato dalla pandemia, la quale ha costretto piccole aziende famigliari e imprese agricole, sono infatti questi i campi più interessati dal fenomeno, a coinvolgere al proprio interno i minori rimasti a casa.

Per raddrizzare il tiro ora è fondamentale che vengano finanziati progetti che siano da un lato finalizzati a far uscire i bambini dalla forza lavoro e riportarli di nuovo a scuola, dall’altro alla protezione sociale affinché possano aiutare le famiglie.

 

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